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CAFFÈ BACH

CircOpera da camera in un atto di Giacomo Costantini
musiche di F. Bettoli, S. Carloni e Andrea Cappelli da Johann Sebastian Bach
nuova produzione della
 Fondazione Pergolesi Spontini
in collaborazione con
 El Grito – Circo contemporaneo all’antica

prima rappresentazione assoluta 01/12/2017

Caffè Bach - El Grito
UNO SPETTACOLO DI
  • CIRCO
  • OPERA LIRICA
  • DANZA

Un soprano che canta sui pattini, un tenore che suona la chitarra, un direttore d’orchestra che canta anche nel ruolo di basso protagonista ed è solista di flauto, una acrobata aerea, un clown, un acrobata che è anche musicista – suona tastiere e percussioni – e firma la regia…
Un nuovo format che unisce Opera Lirica e Circo: Caffè Bach è una CircOpera da Camera in un atto di Giacomo Costantini dalla Cantata del caffè di Bach.

La prima rappresentazione assoluta si è svolta il primo dicembre 2017, in occasione della 50esima Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi.
Il cast era composto dal direttore Andreas Gies che era anche il Basso, il soprano Sabrina Cortese (Lieschen, la figlia) e il tenore Antonio Garès (il presentatore). In scena, oltre al regista, scenografo e acrobata musico Giacomo Costantini, l’acrobata aerea Fabiana Ruiz Diaz e l’acrobata clown Andrea Farnetani.
Al violino Lara Perticari, al violoncello Valentina Verzola, alla fisarmonica Carlo Sampaolesi.
I costumi, invece, sono di Beatrice Giannini.

L'ispirazione

Prendendo spunto dalla Kaffeekantate BWV 211, una cantata ironica e irriverente dedicata al caffè scritta tra il 1732 e il 1734 per essere eseguita al caffè Zimmermann di Lipsia, il CircOpera da camera è un invito alla fantasia e all’immaginazione, un “viaggio interstellare” sulle orme di Bach. Spiega l’autore Giacomo Costantini: “Nel 1977 la NASA lanciava la sonda spaziale Voyager con a bordo un disco d’oro per grammofono concepito per qualunque forma di vita extraterrestre o per la specie umana del futuro in grado di ritrovarlo. Tra le varie tracce del disco furono registrati tre brani di Bach. Personalmente trovo piacevole immaginare Bach passare per l’orbita di Plutone (l’ha intercettata nel 1990) e lasciare il sistema solare (nel 2004). Adesso il Kantor è in viaggio nello spazio interstellare. A Lipsia, presso il Caffè Zimmermann, si riuniva il Collegium Musicum. Era il 1720 quando Bach decise di accettarne la direzione e così ogni settimana si tenevano concerti di vario genere, dalla musica vocale alla musica strumentale. Ho immaginato oggi il Caffe Zimmermann, dopo i bombardamenti del 1943, decadente e magnifico. Ho immaginato Bach di ritorno dall’oceano cosmico, il suo organo oggi è un sintetizzatore analogico. Ho immaginato le anime di tre circensi in un limbo surreale ed onirico, prigionieri di un caffè senza tempo, in cui ogni giorno assistono alla rappresentazione della Kaffeekantate in un ciclo continuo che sembra destinato a ripetersi all’infinito. Come nel peggior Bar Sport della vostra città, in questo non-luogo si raccontano storie semplici: trova qui il suo innesto drammaturgico la trama della Kaffeekantate, ovvero la storia di un padre che rimprovera la figlia di essere dedita al terribile vizio di bere caffè, ammonendola che se non smetterà di berlo, tra le altre cose non le permetterà di sposarsi. La fanciulla sembra ubbidire all’ordine paterno, ma nel contratto di matrimonio pone la clausola che, dopo essersi sposata, potrà bere tutto il caffè che vuole”.

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